DAY 1 DA COLONIA GRECO/ROMANA AI GRANDI PENSATORI DELL’800. POSEIDONIA/PAESTUM E CAPUTAQUIS
La città di Poseidonia, Sito Patrimonio Unesco, fu fondata alla fine del VII secolo a.C. da una colonia greca di Sibari. Dotata di un perimetro murario di cinque chilometri, tutt’oggi conserva al suo interno tre magnifici templi greci tra i meglio conservati al mondo. Ricco di testimonianze storiche è anche il Museo Archeologico Nazionale di Paestum che consente di ripercorrere la storia della città greca, lucana e romana, lasciando al visitatore un’idea chiara di quella che era la vita di allora. All’interno si può ammirare l’unico esempio di tomba dipinta di età ellenistica, la Tomba del Tuffatore, non meno importante è il grande Vaso di Assteas del V sec a. C. decorato con la storia del Ratto d’Europa.
I primi coloni scelsero la Piana del Sele quale luogo adatto al loro insediamento, proprio grazie ai suoi terreni pianeggianti e fertili, la presenza di corsi d’acqua fu fondamentale. Il Capodifiume ad esempio, con la sua portata costante e robusta, costituì una grande risorsa. Assicurava l’irrigazione, ma soprattutto rafforzava la difesa della cinta muraria, sotto cui si faceva scorrere un suo ramo, luogo di grande importanza per il traffico commerciale in epoca romana. Fermarsi per un attimo ad ammirare, il fiume, la sua fonte e il colle che incombe su di essa, ci rende subito l’idea di quanto fosse essenziale all’epoca, un territorio del genere per il controllo, il dominio e la sua difesa.
Il colle che sale dalla piatta campagna, con pendici severe, facendo eccezione per il pianoro occupato dalla chiesa, fino ad arrivare alla sua cresta dove troviamo i resti del castellum, abbattuto da Federico II, dopo la vittoria sui ribelli.
Interessante è la passeggiata di trekking che dal Santuario della Madonna del Granato, dove molti studiosi hanno visto una continuità con il culto antico di Hera Argiva una delle principali divinità venerate nell’antichità classica a Poseidonia, arriva all’antico Castello di Federico II. La vista dalla cima del Monte Calpazio è da togliere il fiato, solo così si può comprendere perché in passato siano saliti così in alto per costruire le mura e la torre di avvistamento.
Diversi eventi hanno portato la popolazione dell’antica Capaccio a trasferirsi a Capaccio Nuova oggi l’unico centro storico del comune dove si possono ammirare portoni del 700.
DAY 2 I BORGHI DEL CILENTO
Da un punto di vista geologico il Cilento è diviso al di là e al di qua di una linea ideale che congiunge il paese di Capaccio con quello di Sapri. Da un lato dunque pareti a strapiombo con pinnacoli e guglie di chiara pietra stratificata e profili arrotondati che dominano terreni in parte coltivati e in parte coperti da ginestre selvatiche creando dei panorami unici. Si tratta di massicci calcarei che si sono formati milioni di anni fa, che hanno portato i sedimenti a stratificarsi, accavallarsi creando gole e grotte profonde dove scorrono torrenti. In questo giro interno del Cilento, circondati da una natura rigogliosa, si visiteranno i paesi di Felitto, Laurino, Piaggine, Sacco, Roscigno. Non vi svelo le meraviglie che questi scrigni nascondono.
DAY 3 I MITI E LE LEGGENDE
Il Cilento è terra di miti e leggende. La costa, in particolare, è tratteggiata dal mito:
Castellabate rivive nella Sirena Leucosia, Centola e Camerota rivivono nel mito di Palinuro, nocchiero di Enea, innamoratosi di Kamaraton. Scopriamo insieme questi miti e leggende.
Punta Licosa si trova nel territorio di Castellabate. L’area si estende fino al promontorio sovrastante e raggiunge il mare con una piccola isola, un tempo collegata alla terraferma. Leucosia, che significa “sirena”, secondo la tradizione è una delle tre sirene che Ulisse incontra nell’Odissea.
Laucosia, personaggio della mitologia greca, abitava su uno scoglio. Era famosa per la sua bravura nell’ammaliare i marinai, tant’è vero che era temuta da tutti i naviganti. Infatti, quando passavano nel suo mare, li faceva naufragare con il suo dolce canto. La leggenda narra che Leucosia, a causa di un amore non ricambiato, si tuffò in mare da un’alta rupe e si trasformò in roccia.
Palinuro è uno dei luoghi più affascinanti non solo della costa campana, ma dell’intera penisola italiana. La morte di Palinuro è narrata nell’Eneide di Virgilio. Si racconta che il nocchiero di Enea, mentre guidava la flotta verso le coste italiane, cadde in mare vinto dal dio Sonno. Secondo la leggenda, il dio Sonno lo fece addormentare cullandolo con dolci melodie e parole per poi buttarlo in acqua.
Ma il mito di Palinuro si intreccia anche con quello della vicina Camerota.
A Camerota la protagonista è una graziosa ninfa di nome Kamaraton. Si racconta che in una notte di luna piena, mentre nuotava nelle limpide acque del mare, fu vista da Palinuro, il mitologico nocchiero di Enea. Kamaraton era talmente bella che il nocchiero se ne innamorò all’istante. Palinuro le dichiarò il suo amore ma Kamaraton lo respinse con freddezza. Secondo la leggenda Palinuro, affranto dal dolore, invocò il dio Sonno, al quale chiese di porre fine alle sue sofferenze. Alla morte di Palinuro, la dea dell’amore, venuta a conoscenza del comportamento di Kamaraton, volle punire la ninfa trasformandola in roccia. Così sarà per sempre condannata a guardare quel mare dove Palinuro l’aveva vista nuotare.
Seguendo la storia di questi miti sognanti ci immergeremo nelle sue acque cristalline, su isolotti deserti e grotte paleolitiche dalle sfumature blu cobalto.